Sono stata protagonista di un tentato suicidio in diretta telefonica con un utente che avevo già incontrato di persona e che mi chiamava al numero personale per ringraziarmi e salutarmi prima di togliersi la vita. Sono seguiti messaggi ed altre chiamate in un silenzio assordante rotto solo dagli squilli a vuoto del suo telefono (che lasciava suonare mentre intentava la sua azione), potevo sentirli suonare lì in mezzo a quel campo disperso non si sa dove, che mi aveva descritto nella chiamata di qualche minuto prima. Lo immaginavo, lo sentivo lì davanti a me o meglio io davanti a lui e gli ho inviato tutta la mia energia vitale in mezzo a quel pomeriggio assolato, nella certezza che gli sarebbe arrivata (la sua gratitudine prima al telefono era piena di vita, quello è lo spiraglio in cui entrare, ho pensato). Dopo decine di chiamate –non mollavo, volevo che sentisse che non mollavo e che quel suono continuo del telefono lo mantenesse connesso a me- mi risponde. Ho messo tutta la mia dolcezza e tenerezza infinita nell’accogliere quella voce, che diceva che era ancora vivo. Amorevolmente, gli ho indicato cosa fare, passo passo lungo quel campo assolato in cui affannosamente metteva un passo dietro l’altro, io dolcemente ripetevo che saremmo arrivati piano piano all’auto e arrivati poi all’incontro con la dottoressa che lui aveva già conosciuto (quanto calore nel suo cuore mentre gli rendevo familiare ed intima la nostra presenza nella sua vita) e lui semplicemente respirava affannosamente ed eseguiva. Gli ho chiesto dove fosse (nella chiamata precedente mi aveva risposto che non sapeva) e ho inviato le coordinate alla coordinatrice e alla responsabile del servizio. In maniera magistrale, hanno deciso di dargli appuntamento in un quarto d’ora in un bar a lui noto e non distante dall’auto, me l’hanno indicato per sms mentre io continuavo a stare al telefono con lui. Quando ha raggiunto l’auto, è stato come un momento di rinascita, si sentiva l’energia di un impulso vitale che si era appena espresso, quell’uomo aveva di nuovo una gioia nel cuore, in quantità sufficiente da trovare le forze per mettersi alla guida verso quell’indirizzo, dopo essersi da poco riconquistato la gola dalla corda con cui aveva tentato di appendersi a un albero. Ma quell’albero, anch’esso parte del progetto, ha scelto di donargli un ramo troppo esile che si è spezzato, è lì che lui ha deciso di rispondere di nuovo a quel telefono che non smetteva di suonare e di inviare messaggi. I messaggi gli parlavano di una porta che era davanti a lui, proprio lì, non doveva inventarla, bastava aprirla. E lui l’ha aperta. Si è messo alla guida, ha guidato fino al bar dove, ai tavoli esterni, lo attendeva la Responsabile del servizio. L’ha riconosciuta, l’ha salutata e le ha consegnato in mano la corda. Questa è la clinica: un’arte, una magia che accade nel profondo dell’incontro tra anime umane, un distillato di sapere, esperienza e di unione nell’incontro con l’altro che nessun metodo standardizzato da scienziati può replicare in modo identico ad un altro.
Qui, il racconto, al 6° minuto: https://www.raiplay.it/video/2016/11/I-dieci-comandamenti—La-rivoluzione- industriale-a80b2e69-0653-464a-997f-3292801ffc81.html